Interview with Livio Lacurre!
It is a great honour for me, to be able to have an interview with a master photographer Livio Lacurre. I must admit with you that Livio has been a great inspiration for my work and style and therefore having the possibility to pose questions to Livio on wedding photography and photography in general was very much an honour. (http://www.liviolacurre.it/)
I was not sure if I should be translating the original interview as it was sent to me in Italian and I do not want to change in any ways the ideas or thoughts of Livio. Notwithstanding this fear, I have provided a translation for this interview, which I hope reflects the original intent of Livio's original replies.
So Livio we wanted to know, how did you get into photography.. and specifically into wedding photography?
Alla Fotografia ci sono arrivato veramente per caso. Fin da piccolo, non nascondo, mi è sempre piaciuto documentare le vacanze o esperienze che vivevo (sia in video che in foto) come credo capiti anche oggi alla gran parte delle persone che ci tengono ai propri ricordi.. ma la Fotografia non era assolutamente nei miei pensieri, ne nei miei programmi. Posso in tutta onestà ammettere di non aver mai frequentato un club fotografico e neppure un corso di fotografia. Non sono neppure mai stato un vero appassionato, ne un amatore. Nessuno nella mia famiglia ha mai avuto passione per questa cosa tranne, forse, mio nonno (classe 1916) che ne attribuiva invece il valore di Memoria Familiare. Un percorso veramente atipico il mio. Il primo contatto con la fotografia fu quando mia moglie decise di fare un corso di fotografia. Comprai un manuale per capire se era una cosa che si poteva apprendere da soli o meno ed iniziai così ad interessarmi alla tecnica. Appresi veramente in poco tempo a scattare correttamente una corretta fotografia e non riuscivo a capire perché mai avrei dovuto pagare qualcuno che insegnasse a fare una cosa che ritenevo molto semplice. Appresi i rudimentali, esposizione, tempo, diaframmi, sensibilità pellicole, ecc.. e poi archiviai il tutto. Ricordo che con i soldi risparmiati del corso acquistai un obbiettivo più luminoso, tanto per avere meno problemi in vacanza. Ma finì li. Non era una cosa che mi interessava più di altre. Solo in seguito compresi che quello che per me era semplice e facile risultava invece complesso e complicato a molte persone. Il secondo contatto fu quando fui scelto come volontario per documentare fotograficamente alcune iniziative che venivano organizzate dalla, diciamo, associazione di cui facevo parte. Il 2004 fu un anno chiave. Dovevo raccontare una esperienza in Portogallo ed ero conscio che quelle immagini erano veramente importanti per noi. Ricordo che fu la prima volta che mi documentai. Studiai la storia del paese, i posti che avremmo dovuto attraversare. Mi interrogai sul taglio da dare alle immagini e su come potevo far interagire i posti con i soggetti. Acquistai pure un altro obbiettivo ed un filtro polarizzatore che mi sarebbero serviti. Il risultato finale fu molto apprezzato. Le immagini utilizzate per diverso tempo per molte nostre campagne pubblicitarie. Da quella esperienza piano piano è partito tutto il mio interesse professionale per la Fotografia. Anche alla Fotografia di matrimonio ci sono arrivato per caso. Come non ho scelto la Fotografia così non ho scelto neppure la specializzazione. :-) Due carissimi amici di mia cognata si sposavano e non volevano spendere soldi in un fotografo. “Ci bastano le foto che ci faranno gli amici”, sostenevano . Fui invitato così a convincerli di prendere un fotografo di matrimonio bravo per documentare quella che che sarebbe divenuta la memoria storica della loro famiglia e gli consigliai pure alcuni fotografi matrimonialisti che ritenevo validi per loro. Tutto inutile. Toccò farlo a me. Se ci penso adesso mi rendo conto che accettare fu una vera follia! Ma il futuro è dei folli! Mi innamorai talmente di quel genere di fotografia che il mio desiderio più grande era quello di farne subito un altro. Così è nato il mio studio! Dall’oggi al domani.
I arrived to photography merely by chance. From an early age, I always liked to document the holidays and experiences that I lived (both in video and in photos) as I understood even today the majority of people keep up their memories .., but photography was absolutely not in my thoughts or in my programs. I can honestly admit that I never attended a photography club and even a photography course. I have never even been a real fan, nor a lover. No one in my family has ever had passion for photography except, perhaps, my grandfather (born in 1916), which instead ascribed to the value of family memory. Mine is a truly unusual path. The first contact with photography was when my wife decided to do a course in photography. I bought a manual to see if it was something that you could learn on your own or not, and so I started to get interested in the technique. I learned very quickly to shoot properly corrected photographs and I could not understand why I had to pay someone to teach me to do something I thought was very simple. I learned the rudimentary principles, exposure time, aperture, film sensitivity, etc. .. and then archived all the information. I remember that with the money saved from not attending the course I bought a brighter lens, just to get into less trouble on vacation, but it ended there. It was not something that interested me more than other things. Only later did I realize that what for me, what was simple and easy proved rather complex and complicated to many other people. The second contact was when I was selected as a volunteer to document photographically some initiatives that were organized by, say, an association of which I was part. 2004 was a key year. I had to tell an experience in Portugal and was conscious that those pictures were really important for us. I remember it was the first time that I gathered information. I studied the history of the country, the places that we had to cross and pass by. I wondered on the cut to be given to images and how I could interact the places with the subjects. Well I bought another lens and a polarizing filter that I would use. The end result was much appreciated. The images were used for some time for many of our advertising campaigns. From that experience, started all my professional interest in photography.
Even for the wedding photography I got there by chance. Two dear friends of my sister got married and did not want to spend money on a photographer. "We are happy to have photos taken by friends", they argued. I tried to convince them to take a good wedding photographer to document what would become the historical memory of their family and advised them on some photographers I considered valid for them. Everything was useless. The task was left to me to do it. If I think about it now I realize that accepting it was a real madness! But the future is of fools! I so fell in love with that kind of photography that my greatest wish was to immediately make another. Thus I was how my studio was born overnight!
Did you always want to be a photographer from an early age? How did your studies help you in the photography world?
A dire la verità da piccolo volevo fare il figlio di un dottore (poiché guadagnano molto) ma mio padre non era interessato alla medicina :-) Così ho studiato materie economiche e amministrative, come lui. Credo tuttavia che tutto quello che studiamo o di cui ci interessiamo costituisca il nostro bagaglio culturale ed è quello che indirizza e plasma la tua visione fotografica. Nel bellissimo film di Win Wenders sulla vita di Sebastiao Salgado “ ll Sale della Terra” c’è una scena in cui il grande fotografo Brasiliano guardando un panorama commenta “se metti diversi fotografi nello stesso punto, credo che faranno foto sempre diverse perché necessariamente vengono da esperienze molto molto diverse. Formano il loro punto di vista ciascuno in funzione della propria storia.” Noi siamo quello che siamo per le scelte che abbiamo fatto, per i libri che abbiamo letto, per le esperienze che abbiamo vissuto, per le persone che abbiamo incontrato e amato. E' quello che siamo che riportiamo in fotografia. Per questo sostengo che se da una foto non si vede il fotografo, cioè non si percepisce colui che l’ha pensata e voluta, non si tratta di una fotografia, bensì di una fotocopia di qualcos’altro
To tell you the truth as a child I wanted to be a son of a doctor (because they earn alot) but my father was not interested in medicine :-) So I studied economics and administrative matters, like himself. However, I believe that everything that we study or of which we are interested in constitutes our cultural background and that is what directs and shapes your photographic vision. In the beautiful Wim Wenders film about the life of Sebastiao Salgado "The Salt of the Earth" there is a scene in which the great Brazilian photographer watching a scene says "if you put several photographers at the same point, I think they will do more and different pictures because they are necessarily from very different backgrounds. They form their point of view each according to their own history. "We are what we are by the choices we made, thebooks that we read, the experiences we have lived, the people we met and love. And what we are, we reflect in our photography. That is why I maintain that if a picture can not be seen by the photographer, and is not perceived by him as planned and willed, then it is not a photograph, but a copy of something else.
In my humble opinion, your style is a beautiful balance between the subject and the interacting environment. I also note that you use alot of fast glass to create a dreamy effect in your photography. How would you define your artistic vision in your wedding photography?
Questa è una bella domanda a cui è difficile rispondere. Mi risulta sempre difficile parlare della mia fotografia. Ho sempre paura di autoincensarsi o sminuire concetti sostanziali. Preferirei limitarmi a fotografare. Ti ringrazio molto quindi per quello che vedi nella mia fotografia. In effetti sono sempre stato attratto dalle relazioni umane. Nei miei studi economici la materia che mi appassionava di più, infatti, era Geografia economica e politica. Una materia che metteva in connessione Storia, Economia e Geografia . Grazie a quegli studi ho compreso come ogni progresso umano ed ogni sviluppo è legato in maniera inscindibile ai fattori ambientali e territoriali e a ciò che ci hanno lasciato quelli prima di noi. Ecco perché per me è importante collegare le persone all’ambiente. L’ambiente mi svela molto degli sposi. Il carattere, i gusti, le idee, i desideri e i propri progetti di vita. L’ambiente mi parla del loro passato, delle loro radici, grazie alle quali io posso intravedere ed immaginare il loro futuro.
Anche in caso di destination wedding, quando vado all’estero o quando gli stranieri vengono a sposarsi qua in Italia, l’ambiente è per me rivelatore. Esso mi parla dei loro sogni e dei loro gusti. Sposarsi al tramonto di Santorini, in un residenza d’epoca o in un prato nel cuore della Toscana mi svela tanto del carattere e dei desideri degli sposi.
Ho fatto per anni l’animatore di gruppi e questo mi ha permesso anche di entrare a bene in contatto con le dinamiche umane che sono più o meno sempre le stesse. Mi viene quindi naturale durante i miei servizi osservarle, scoprirle e raccontale.
Abito in Toscana e qui sono abituato a respirare arte. Ogni strada, palazzo, piazza è ricco di riferimenti artistici, di cultura. Ma che cosa sono l’arte e la cultura se non un espressione dell’uomo che mi parla delle sua storia, delle sue tradizioni e della sua fede? Purtroppo oggi, dopo anni di ideologie che hanno mirato a recidere il nostro passato e le nostre stesse radici, abbiamo perso il contatto con quello che c’è intorno a noi e non siamo più in grado di leggere l’affascinante bellezza che ci avvolge.. non ci facciamo neanche caso. Ed è un vero peccato perché tutta questa bellezza ce l’hanno lasciata in eredita i nostri antenati e molti di noi non sono più in grado di capirla, apprezzarla ed evolverla.
La mia fotografia vuole essere anche memoria, memoria visiva di una famiglia. Quando fotografo penso spesso all’ossessione di mio nonno per le foto di gruppo. Lui, che aveva visto la nascita della Fotografia, aveva capito il valore che certe immagini hanno per i ricordi delle persone. Credo che attingere dalla sapienza di chi ci ha preceduto sia il giusto modo di evolversi. Mi reputo fortunato in questo. Secondo Ferdinando Scianna " la massima ambizione per una fotografia è quella di finire in un album di famiglia”. Cosa pretendere di più?
Ma vuole essere un ricordo con un punto di vista. La funzione della Fotografia è, per me, quella di regalare sguardi, punti di vista. Sguardi che inducono lo spettatore a vedere ad osservare il mondo in cui anche lui è entrato in contatto (sguardo esteriore) o a vedersi e osservarsi interiormente nel profondo (sguardo interiore).
Quando fotografo penso a tutto questo, racconto, memoria, arte, vita mix. Voglio svelare i rapporti delle persone e la loro storia ma voglio anche che lo spettatore ci metta del suo nel capirla. Il mio è dunque un linguaggio preciso fatto di vedo non vedo, di quinte, di giochi di sguardi e attimi rivelatori, di geometrie e architetture, di scatti non convenzionali. Anche l’uso delle lenti è una scelta precisa. I miei racconti, inoltre, non vogliono essere costruiti con immagini nitide e croccanti, che rischiano di esaurire l’interesse dell’osservatore dopo il primo piacevole stupore. Ho bisogno di attrarre ed incuriosire l’osservatore e portarlo piano piano a svelare egli stesso questo mistero chiamato “amore”. Come se si trovasse dentro un bosco e piano piano aprendo le fronde delle piante gli si facesse chiaro quello che c’è dietro. Per questo amo sporcare le mie fotografie con ogni cosa che posso trovare nell’ambiente. Pochissimo in effetti è lasciato al caso. Nella confusione e folle velocità del matrimonio la mia tenta di essere una fotografia ragionata, di attesa e di sintesi.
Come scriveva Tiziano Terzani che è stato un grandissimo inviato di guerra, fotografo e giornalista italiano. "Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e i filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l'immagine di un'idea. Bisogna capire cosa c'è dietro i fatti per poterli rappresentare”
La fotografia di matrimonio è a mio avviso una fotografia che se fatta bene e con coscienza è davvero molto più difficile di qualunque altro genere. Essa mostra molto più di quello che fa apparire.
Ed è forse anche quella più concreta, perché ha a che fare con i ricordi personali della gente, con la loro memoria.
This is a good question that is difficult to answer. I find it always difficult to talk about my photography. I always have fear of self-promotion or belittling substantive concepts. I would prefer to limit myself to a photograph. Thank you so much for what you see in my pictures. In fact I've always been attracted to human relations. In my economic studies the matter that fascinated me more, in fact, was economic geography and politics. A substance that puts in connection History, Economics and Geography. Thanks to those studies I understood how all human progress and all development is tied inseparably to environmental and territorial factors and what those before us have left us. That's why for me it is important to connect people to the environment. The environment reveals to me a lot of the spouses. The character, tastes, ideas, desires and their own life projects. The environment speaks to me of their past, of their roots, thanks to which I can catch a glimpse and imagine their future.
Even in case of destination wedding, when I go abroad or when foreigners come here to get married in Italy, the environment is for me the detector. It speaks to me of their dreams and their tastes. Get married at sunset in Santorini, in a palace or in a meadow in the heart of Tuscany reveals me so much of the character and desires of the couple.
I did a number of years working as an animator of groups and this has also allowed me to enter in good contact with the human dynamics that are more or less always the same. It is therefore comes natural for me to discover these aspects.
I live in Tuscany and here we are accustomed to breathe art. Every street, palace square is full of artistic references, culture. But what is art and culture if not an expression of man that speaks to me of its history, its traditions and its faith? Unfortunately, today, after years of ideologies that aimed to sever our past and our very roots, we have lost touch with what's around us and we are no longer able to read the fascinating beauty that surrounds us. We do not even notice. And it's a shame because all this beauty has left a legacy of our ancestors and many of us are no longer able to understand it, appreciate it and evolve it.
My photography is also intended as memory, visual memory of a family. When I photograph I often think of my grandfather's obsession for group photos. He, who had seen the birth of photography, he understood the value that certain images have for the memories of the people. I think that I draw from the wisdom of those who came before us is the right way to evolve. I consider myself lucky in this. According to Ferdinando Scianna "the highest ambition for a photograph is to end up in a family album." What can you expect more?
But this needs to be a memory with a point of view. The function of photography is, for me, to give eyes, viewpoints. Looks that induce the viewer to see the world in which he comes into contact with (outside look) or to behold and observe inwardly deep (inner eye).
When I photograph I think of all this; the story, the memories, the art and the life. I want to reveal the relationships of people and their history but I also want the audience to put it in an understanding of it. Mine is thus a precise language made of see-through, of scenes, of glances and moments using available geometry and architecture, unconventional shots. Even the use of the lenses is a precise choice. These fictions, also do not want to be built with sharp images and crisp, which are likely to exhaust the viewer's interest after the first pleasant surprise. I need to attract and intrigue the viewer and bring slowly to reveal himself this mystery called "love." As if the viewer was inside a forest and slowly opening the plant leaves does he discover what is behind. This is why I love to dirty my photographs with every thing I can find in the environment. Very little indeed is left to chance. In the confusion and crowds of marriage I attempt to have a waiting and patient style.
Tiziano Terzani (a great war correspondent, photographer and Italian journalist.) wrote that "For a real photographer a story is not an address that will go with the sophisticated machines and the right filters. A story means to read, study, prepare. Photographing means to seek in things that one has understood with his head. The big picture is the image of an idea. you have to understand what is behind the facts to show it "
The wedding photography is to my mind a picture that if done well and conscientiously is really much more difficult than any other kind. It shows much of what he does appear.
And it is perhaps the most concrete, because it has to do with personal memories of the people, with their memory.
What books / resources did you find more useful at the beginning of your photographic career that helped you prepare for today?
Credo che conoscere la storia della fotografia aiuti molto verso la comprensione del presente. Come ho già avuto modo di dirti, in effetti, grazie ai miei studi ho capito che è solo attingendo da quello che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità che possiamo evolverlo in qualcosa di nuovo. La conoscenza è dunque a mio avviso la prima strada da percorrere. Credo che il mestiere del “creativo" - anche se preferisco considerarmi più un artigiano con una propria visione di fabbrica - sia molto complicato e difficile di quello che uno, da fuori, possa pensare. Per “creare” occorre prima di tutto conoscere ed interessarsi ad un sacco di cose e ad un sacco di materie. Dalla storia all’Economia. Dall’arte alla Geografia. Dalla Politica allo Sport. Dalla Matematica alla Filosofia. Non a caso è stato il più grande creativo di tutti i tempi (toscano pure egli) Leonardo da Vinci a creare una professione che oggi va tanto di moda, ovvero il Wedding Planner :-)
Quindi tornando alla tua domanda. Tutto ci aiuta per l’oggi. Sono i nostri interessi e le nostra cultura a guidare la nostra fotografia. “Impara l’arte e mettila da parte" mi ripeteva mia nonna. Quanta saggezza.
I think the history of photography provides much aid to understand the present. As I told you, in fact, thanks to my studies I realized that it is only by taking on what our ancestors have left us we can evolve it into something new. Knowledge is, therefore, in my opinion the first way to go. I think the job of the "creative" - although I prefer to consider myself more of a craftsman with his own vision of the factory - is very complicated and difficult than that one, from the outside, might think. To "create" must first learn and become interested to a lot of things. From the history of the Economy, to the Art, to Geography, from Politics to Sport, from mathematics to philosophy. Not by chance was the biggest creative of all time Leonardo da Vinci (Tuscan as well) able to create a profession that is so fashionable today, that is the Wedding Planner :-)
So back to your question. Everything helps us to today. All our interests and our culture will drive our photography. "Learn the art and put it aside," repeated my grandmother. Very wise words from her.
We all agree that photography is not about equipment, though professional equipment helps. Can you tell us what is currently in your photography bag when preparing for a wedding (flashes, triggers, tripods, other useful accessories)? Do you have different setups for different occasions or do you always shoot with the same set of cameras and lenses?
Ho bisogno che i racconti siano per lo più possibilmente vicini alla visione umana per attrarre l’osservatore verso una visione più profonda. Ecco perché le due lenti che uso maggiormente sono proprio il 50mm ed l’85mm. Ad esse abbino un 21 ed un 35 per le panoramiche o per composizioni non convenzionali fatte allo scopo di suscitare interrogativi all’osservatore. Ma sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni per raggiungere il mio obbiettivo. Come ben sai sono stato uno dei primi a sperimentare le Mirroless sui matrimoni e a riadattare vecchie lenti per raccontare questi bellissimi eventi. La necessità di sporcare le immagini poi mi fa usare qualunque cosa io trovi nel posto in cui sono. Vetri, foglie, carte, quadri, tende, specchi, lampadari, accendini, penne, fermagli, vestiti, qualunque cosa sia utile al mio racconto la uso. Prediligo la visione umana evitando qualunque spettacolarizzazione. Credo che dobbiamo portare rispetto ai soggetti che fotografiamo e consentirgli di avere un lavoro il più vero e longevo possibile in modo da non doversi mai vergognare o giustificare per le fotografie che li ritraggono.
I need that the stories are mostly closer to human vision to attract the viewer to a deeper vision. That's why the two lenses that I use the most are precisely the 50mm and the 85mm. To them they match a 21 and a 35 for panoramic or unconventional compositions made for the purpose of arousing the viewer questions. But I am always looking for new ways to reach my goal. As you know I was one of the first to experience the mirrorless on marriages and to readjust old lenses to tell these beautiful events. The need to dirty your images then makes me use whatever I find in the place where they are. Glass, leaves, cards, paintings, curtains, mirrors, lamps, lighters, pens, paper clips, clothes, whatever it is useful for my story to use. I prefer the human vision and therefore avoid any unnecessary special effects. I think we have to give respect to the subjects we photograph and allow them to be as real and long-lived as possible, so as to ensure that the subjects never feel ashamed of photos where they are depicted in.
If your whole photographic collection was burning, and you could save just one photo you took, which one would it be and why?
Solo una? meno male che le altre le ho consegnate tutte :-) Credo che se dovessi portare con me una sola foto porterei sicuramente una foto della mia famiglia. Mia moglie ed i miei figli. La mia storia. La mia vita in una fotografia. Per adesso scegliere questa. Una delle più recenti.
Only one? Luckily, the others I have delivered them all :-) I think if I were to take one picture with me definitely would take a picture of my family. My wife and my children. My story. My life in a photograph. For now I would keep to choose this, one of the most recent.
Which is the photo which took you the most time and effort to take?
Mi capita spesso di aspettare molto per realizzare una foto. Sopratutto quando ho necessità di avere una “immagine iconica” che parli di quel momento che voglio narrare a tutti.
Ma quella che ho aspettato di più è questa.
E’ stata la fine di un situazione abbastanza stressante. La sposa era entrata in crisi a causa dell’acconciatura di una damigella ed aveva finito per rovinarsi anche la sua. Fu un momento molto imbarazzante con tanto di urla e schiamazzi così decisi di uscire dalla stanza. Al piano di sotto c’era lo sposo che aspettava. Era molto nervoso, poiché il ritardo della sposa era notevole, e camminava freneticamente da una parte e l’altra della stanza.
Di fianco alla stanza, dietro un portone di un palazzo medioevale (era una dimora storica) c’era la scalinata che avrebbe dovuto percorrere la sposa per uscire dalla stanza. Da li l’idea. Mettere in relazione questi due avvenimenti. La frenesia dello sposo e la rabbia della sposa con l’ambiente dove erano. Mi feci aiutare a spostare il portone il tanto che bastava per poterli prendere entrambi. E aspettai. E aspettai. E aspettai. Almeno una 10na di minuti fermo con le spalle al muro con la speranza che lo sposo continuasse a muoversi per la stanza.
Sentii una volta dire a Guy le Querrec, il grande fotografo del Jazz, che "c'è una forza nascosta che ti porta a sperare che le persone facciano della cose.. dovete essere fermamente convinti nel desiderare che una persona faccia ció che avete voglia che faccia perchè questo vi permetterà di scattare le foto che desiderate…"
Fui premiato.
I often have to wait long to make a picture. Especially when I need to have an "iconic image" that speaks of that moment that I want to tell everyone.
But the one I had to wait the most was this one.
It was the end of a pretty stressful situation. The bride was plunged into a crisis because of the hairdressing of a bridesmaid. It was a very awkward moment with a lot of screaming and shouting so I decided to leave the room. Downstairs there was the groom waiting. He was very nervous, since the delay of the bride was remarkable and walked frantically from side to the other of the room.
Next to the room, behind a door of a medieval palace (it was a historic home) there was the staircase that would have to take the bride to leave the room. From there came the idea. To relate these two events. The frenzy of the bridegroom and the bride angry with the environment where they were. I did help to move the door just enough to take them both. And I waited. And I waited. And I waited. At least around 10 minutes still with my back to the wall with the hope that the husband continued to move around the room.
I heard once tell the Querrec Guy, the great photographer of jazz, that "there is a hidden force that leads you to hope that people do the things .. you have to be firmly convinced in wanting a person to do that which you desire me to do because this will allow you to take the photos you want ... "
I was rewarded.
What are your thoughts on the next evolutionary steps in photography for the future?
Difficile dirlo. C’è un grande interesse per la fotografia. Oggi più che mai. I social poi hanno aumentato questo interesse in maniera esponenziale. Tutti oggi si sentono fotografi. Questo per se non è un male. Purtroppo all’interesse per la tecnica fotografica non ne segue uno per la cultura fotografica. Di questo, invece, avremo tanto bisogno. Siamo nell’era dell’immagine ma in pochi sanno leggere una fotografia. Non ti pare un controsenso?
Per me la fotografia rimane una cosa seria. Ha il compito di spiegare l’uomo all’uomo ed ogni uomo a se stesso. Se ci pensi essa è una magia: ci da la possibilità di fermare per un attimo il tempo. A differenza dell’arte che si può limitare solo a imprigionare per sempre un canone di bellezza la Fotografia può imprigionare il tempo. Dobbiamo scegliere bene, quel tempo, quell’attimo. Non puoi farlo a caso. Ecco perchè per me occorre cognizione, occorre saper scegliere. Ecco perchè per me non è un gioco ma, al contrario, una grossa responsabilità. Purtroppo non so cosa ci aspetterà il futuro. Più semplicemente posso dirti quello che sarà il mio prossimo step. Cercare di riportare la pellicola nei matrimoni…
It is hard to say. There is a great interest in photography, today more than ever. The social networks have increased this interest exponentially. All people today feel like photographers. This in itself is not a bad thing. Unfortunately the interest for the photographic technique does not follow the one of the photographic culture. Of this, however, we need so much. We are in the era of the image but few know how to read a photograph. Does not that sound as a contradiction?
For me photography is a serious matter. It has the task of explaining man to man and each man to himself. If you think it is a magic gives us a chance to stop for a second time. Unlike art, which can be limited only to imprison forever beauty the photography can imprison the time. We must choose well, that time, that moment. You can not do it randomly. That's why for me it must be informed, you must know how to choose. That's why for me is not a game but, on the contrary, a great responsibility. Unfortunately I do not know what awaits us in the future. I can simply tell you what will be my next step. Try to bring the film in marriages ...
I am particularly fond of the colour tonalities you use in your images - giving them such as a legacy style. What is your secret? How much does post-production play a role in your photography?
La postproduzione è una parte importante del mio linguaggio. Quello che chiamo la ricerca dell’immagine imperfetta con la giusta tonalità. Quando una immagine è venuta troppo bene, croccante, nitida e porterebbe l’osservatore su una strada sbagliata, viene semplicemente resa “ peggiore" in postproduzione. Le tonalità che prediligo sono esattamente quelle che uso nei miei lavori. Sono i colori della terra, della natura e del cielo. Sono i colori delle campagne in cui giocavo da bambino, quelli del mare in cui passavo le vacanze. Sono tonalità scaldate dalla luce della Toscana. Anche quando sono all’estero o in altre zone d’Italia e mi confronto con luci diverse ricerco sempre quelle tonalità. E’ una mia necessità. Non credo, però, di avere grossi segreti. Gran parte del lavoro lo faccio al momento dello scatto, quando leggo la luce. Li' scelgo le mie “tonalità” sottoesponendo quanto basta per ottenerle poi in postproduzione. Conoscere i sensori delle proprie macchine ti semplifica molto il lavoro come usare macchine diverse per fini diversi.
Post-production is an important part of my language. What I call the imperfect image search with the right shade. When a picture is coming too well, crisp, clear, and would lead the viewer on the wrong path, it is simply made the "worst" in post-production. The colors I prefer are exactly the ones I use in my work. They are the colors of the earth, the nature and the sky. These are the colors of the countryside where I played as a child, those of the sea where I spent the holidays. They are warmed by the light tones of Tuscany. Even when I am abroad or in other parts of Italy, and I compare myself with different shades always look for those lights. It is my need. I do not think, though, to have big secrets. Much of the work I do at the time of shooting, when I read the light. There I choose my "tone" underexposing enough to get them later in post-production. Knowing the sensors of its machines will greatly simplifies the job how to use different machines for different purposes.
What advice would you give to new photographers to improve quickly and effectively? What advice would you give to the more experienced ones?
A quelli più esperti semmai sono io a chiedere i consigli. Per i nuovi fotografi il consiglio principe di tutti è invece quello di non aver paura di “chiedere consigli”. Fermo restando la cultura, quella è all base di tutto. Non dobbiamo mai aver paura di conoscere qualcosa.. anche se non c’entra nulla con la professione. .essere curiosi e lasciarci contaminare da tutto.. Inoltre essere coscienti che la fotografia non è mai prendere qualcosa.. ma semmai è un dare.. è un metterci dentro qualcosa di nostro.. Essa deve essere un dialogo fertile..
To the more experienced ones, if anything, I am the one asking for advice. For new photographers the principal advice of all is rather to not be afraid to "ask for advice." Notwithstanding the culture, that is to the base of everything. We must never be afraid to learn something .. but has nothing to do with the profession. .being curious and let ourselves be 'contaminated' by everything .. Also be aware that photography is never about taking .. but if anything it is about giving .. putting in something of our own .. It must be a fertile dialogue ..
What are your future goals as a photographer? Do you have any long term plans?
Il mio obbiettivo futuro, lo sai è venire a Malta a raccontare un matrimonio.. :-) Quello a lungo termine di continuare ad esercitare questa professione il più a lungo possibile.. :-) In realtà il futuro non è mai nelle nostre menti o nelle nostre mani. Facendo tesoro degli incontri e delle cose che ci capitano il futuro si aprirà a noi in maniera del tutto nuova e diversa da quello che avevamo immaginato. Sono convinto che il compito di ciascuno di noi sia quello di leggere le cose che ci accadono perchè nulla accade per caso..
Se guardo alla mia vita e al mio percorso mai e poi mai lo avrei pensato e progettato così ma sono felice di ritrovarmi adesso ad avere tre figli, una splendida moglie e la fortuna di raccontare le storie delle persone.
My future goal, you know is coming to Malta to tell a wedding .. :-) Long-term my goal is to continue to pursue this profession for as long as possible .. :-) Actually, the future is never in our minds or in our hands. Treasuring the meetings we have with others and things that happen to us will open us in a totally new and different way then we had imagined. I am convinced that the task of each of us is to understand the things that happen to us because nothing happens by accident ..
If I look at my life and my path I never, ever thought I would have designed my life in such a manner, but I am happy to find myself now to have three children, a beautiful wife and fortune to tell the stories of the people.